Ritenevano illegittimo l'obbligo di prestare un servizio sociale
Si è conclusa con il rigetto del ricorso da parte del Tribunale amministrativo regionale di Palermo, la questione sollevata da alcuni genitori (nove ragazze madri) di minori aventi diritto ad un contributo economico da parte del Comune di Marsala. L'Ente, in pratica, a fronte dell'assistenza concessa ai minori orfani o riconosciuti da un solo genitore, obbliga il familiare beneficiario a prestare un servizio di pubblica utilità (vigilanza davanti le scuole, salvaguardia verde pubblico, pulizia, supporto a disabili, ecc.). Non è previsto il rifiuto dei genitori all'inserimento in questi progetti sociali, a meno che il figlio sia di età inferiore ai tre anni. "Quella che si chiede è una prestazione sociale, priva di qualsiasi connotazione di lavoro subordinato o autonomo che sia, afferma il sindaco Renzo Carini; siamo nel campo del volontariato direi, peraltro retribuito". I genitori partecipanti ai progetti di pubblica utilità, infatti, percepiscono un contributo mensile - omnicomprensivo - di 500 euro, a fronte di una prestazione civica di venti ore settimanali: il reddito non è soggetto a ritenuta, trattandosi di una prestazione di natura socio-assistenziale. Sul ricorso presentato dai genitori che si erano rifiutati di prestare servizio, pertanto, giunge ora la sentenza del Tar Palermo che dà ragione all'operato dell'Amministrazione Carini e respinge la richiesta di sospendere l'efficacia degli atti approvati dal Comune di Marsala.
Alessandro Tarantino