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  • 25 gennaio - PRESENTATA PETIZIONE AL SINDACO DI MARSALA PER L'INTITOLAZIONE DI UN'AREA DI CIRCOLAZIONE VIARIA A MONS. ANTONIO LOMBARDO
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PRESENTATA PETIZIONE AL SINDACO DI MARSALA PER L'INTITOLAZIONE DI UN'AREA DI CIRCOLAZIONE VIARIA A MONS. ANTONIO LOMBARDO

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L'opinionista Leonardo Agate, nella qualità di presidente del comitato per il ricordo di Monsignor Antonio Lombardo, e la giornalista Petronilla Russo, esperta e conoscitrice degli 8 Arazzi Fiamminghi in possesso della Chiesa Madre di Marsala, hanno ieri mattina consegnato al Sindaco della Città di Marsala, Alberto Di Girolamo, una petizione per l'intitolazione di una via, piazza o largo all'alto prelato che fu anche Vescovo e che donò alla Chiesa i preziosi manufatti che rievocano la guerra giudaica.Fra i 100 sottoscrittori della richiesta, esponenti di tutte le forze sociali dalla città con in testa l'arciprete della Chiesa Madre di Marsala, padre Giuseppe Ponte. Diversi, secondo Agate e gli altri richiedenti, i motivi elencati della richiesta. Fra questi quello che l'illustre marsalese, oltre che dare notorietà con la sua opera alla sua città di nascita in vari modi, la beneficò con la donazione degli otto arazzi fiamminghi, opera pregiatissima e unica nel suo genere, rappresentante la presa di Gerusalemme da parte dei romani. Monsignor Lombardo, che fu Vescovo di Mazara, Agrigento e arcivescovo di Messina, oltre agli arazzi donò anche alla Matrice i paramenti sacri intessuti in seta ricamati in oro e contribuì alla realizzazione  del Collegio dei Gesuiti. Un marsalese illustre, dunque, al quale, malgrado siano passati più di quattro secoli dalla morte, non è stata mai intitolata un'area di circolazione. Peraltro, le spoglie sono state traslate dalla città di Messina alla Matrice nel 1596, e inumate nel sarcofago posto nel transetto destro della principale chiesa marsalese. Nella petizione i richiedenti formulano anche una indicazione e, nello specifico, quella di intitolare a Monsignor Lombardo il largo che si diparte dalla parete destra della chiesa del Collegio dei Gesuiti fino all'intersezione con la via Frisella (attualmente con la denominazione di via Mario Rapisardi), considerato che nella storica struttura dovranno essere presto trasferiti, secondo quanto prevede un apposito progetto della Regione Siciliana, gli otto arazzi fiamminghi. Alla richiesta di intitolazione è stata anche allegata una nota su Monsignor Lombardo, a cura di Petronilla Russo, che si trasmette unitamente al presente comunicato.  
                                               Nino Guercio 

Il vescovo
Antonio Lombardo

di
Petronilla Russo

 

 Il vescovo Antonio Lombardo è il
personaggio di cui i marsalesi dovrebbero andare fieri, se non altro perché
donò alla città un patrimonio di inestimabile valore: otto arazzi fiamminghi
che insieme formavano una camera, ossia insieme servivano ad arredare le pareti
di un salone. Lo si deduce sia perché trattano episodi di un unico evento
storico, la presa di Gerusalemme da parte dei romani, sia per la cimasa che li
inquadra, uguale per tutti gli arazzi, sia dalle dimensioni che sono uguali in
altezza e diverse in larghezza. Che trattino della presa di Gerusalemme lo dice
lo stesso Lombardo nel suo atto di donazione redatto a Messina, presso il
Notaio Padovano de Costa il 10 luglio 1589. Per stili, temi e cimasa sono stati
datati attorno al 1570, periodo aureo dell'arte arazziera fiamminga. Negli
arazzi in esame c'è ricchezza di particolari e composizioni in un'unità
equilibrata in cui le figure del primo piano si fondono bene con gli sfondi
panoramici. Sembra che la tessitura si fondi con la pittura. Gli arazzi
fiamminghi del XVI secolo lavorati a Bruxelles venivano sottoposti a rigidi
controlli prima di immetterli sul mercato, con lo scopo anche di prevenire
eventuali contraffazioni, così come prevedeva la legge del 15 aprile 1525.
Dell'autenticità degli arazzi di cui discorriamo fa fede il marchio delle due
"B" separate da uno scudo rosso, che si trova in cimosa orizzontale bassa, che
stanno ad indicare la città di Bruxelles, nella regione di Brabant. Per ulteriore
garanzia, la legge prevedeva di riportare anche la sigla del direttore della
bottega. Infatti nella cimosa verticale di destra, in basso, sono tessute un
"T" sovrapposta ad una "C", che rimandano a Cornelius Tons che operò a
Bruxelles e Anversa nella seconda metà del XVI secolo. Sembra che posa essere
un dono di Mons. Antonio Lombardo il trittico fiammingo, per alcuni mesi
esposto nella pinacoteca di Marsala. Altri doni dello stesso prelato sono
paramenti sacri in seta ricamati in oro, già catalogati dalla Soprintendenza
per il loro valore artistico e culturale. Tutti questi oggetti saranno esposti
nel realizzando museo della Matrice, nell'ex Chiesa del Collegio dei Gesuiti,
di cui l'illustre prelato contribuì alla costruzione, costituendo un forte richiamo
turistico e culturale, con positivi effetti sulla città e sugli abitanti.

Inoltre, nel 1561 mentre era arcidiacono della
cattedrale di Agrigento, dotò l'abside dell'antica Chiesa Madre di un'icona
marmorea in sostituzione di altra lignea già molto rovinata. L'icona
dell'Assunta fu commissionata ad Antonio Gaggini nel 1561, che la consegnò nel
1567. Di essa oggi rimangono due pannelli e la statua principale a tutto tondo
della Madonna, collocati in una cappella laterale della Chiesa Madre.

Antonio Lombardo è l'ottavo figlio dei coniugi
Nicolò e Antonella de Vitali. Nacque a Marsala nel 1524 e visse 71 anni.
Piccolo di statura, fu perspicace, intelligente e colto, con carattere forte e
spiccata personalità. Dedicò la sua vita al sacerdozio. Nel 1547 prese gli
ordini sacerdotali e ben presto si conquistò la stima del vescovo Girolamo II
Termini che gli affidò subito l'incarico di Canonico della Cattedrale di
Mazara, con la prebenda delle decime di Castelvetrano. Successivamente fu
arciprete di Marsala. Nel 1550 fu inviato in Spagna per perorare uno sgravio
fiscale per tutta la Valle di Mazara, vessata dalla corte spagnola da balzelli
insostenibili. Oltre a raggiungere l'obiettivo, si guadagnò la stima dei Reali
che lo insignirono di onorificenze e incarichi vari. Sorvolando sulle varie
onorificenze, ci soffermiamo sugli incarichi. I più importanti sono: vescovo di
Mazara nel 1572, vescovo di Agrigento per 6 anni dal 1579, e nel gennaio 1584
arcivescovo di Messina, dove resse la chiesa per 11 anni, fino alla morte
avvenuta 1595. Un anno dopo la salma fu traslata a Marsala e inumata in un
artistico sarcofago, eseguito probabilmente su disegno di Jacopo Del Duca, che
in quegli anni lavorava a Messina, dopo un periodo di lavoro a Roma con
Michelangelo. È in marmo bianco: sulla parte superiore sono scolpiti due angeli
ai lati di una conchiglia che sostiene la mitra vescovile. Sovrastano il
sarcofago, incassati nella parete, un mezzo busto del prelato e
la lapide che ricorda le fasi salienti della sua vita. Il sarcofago trova posto
nel transetto destro della chiesa madre, rinominato cappella della
Purificazione di Maria e a tale scopo vi fu collocato un grande dipinto su
questo tema che porta la firma di Antonio Riccio, voluto e realizzato da Mons.
Antonio Lombardo nel 1593, mentre era arcivescovo di Messina, su copia di un
capolavoro di Jeronimo Alibrandi. In questo dipinto si intravede, in basso a
sinistra, un mezzobusto del committente con le mani giunte e il pallio al
collo.

Questa volontà di ritornare, dopo morto, nella
città natia sta a dimostrare che egli non dimenticò mai le sue origini. Anche
noi non dovremo dimenticare un nostro benefattore, tanto illustre.